Tale mi sento, sempre di più, ad ogni fine d'anno, un sopravvissuto che tira a campare in quell'immenso vuoto a perdere che è Bologna (discorso probabilmente estendibile all'intera nazione), il loculo dove attualmente vegeto senza alcun costrutto, senza una prospettiva che non sia il brancolare eternamente al buio. Potrei persino assurdamente considerarmi privilegiato, in un'epoca d'incertezze quale quella odierna, avere la sicurezza che ogni anno nuovo mi farà perdere altri pezzi (ma ne avrò ancora?) della mia inutile esistenza, con il suo carico inevitabile di ulteriori amarezze e disillusioni che si andranno ad affastellare a quelle precedenti, in un continuo girare a vuoto, perennemente sentendosi gettati alle ortiche, quale che sia la situazione. Quando un anno si conclude, non vorrei mai ne iniziasse uno nuovo con tutto il suo trito corollario di grigie incombenze, così come ogni volta che sto per addormentarmi, mi auguro sempre di non risvegliarmi più il mattino successivo, tanto qui si viaggia sempre più col pilota automatico, in un mondo plasticoso sempre più virtuale che sembra aver bandito per legge qualsivoglia larvata parvenza di relazione interpersonale. Ho la somma presunzione di avere cervello più che a sufficienza per comprendere appieno l'assurdità del contesto nel quale mi dibatto inutilmente, ma è un'arma a doppio taglio che serve soltanto a farmi soffrire ancora di più interiormente. Paradossalmente, mi sento pure un gran cretino che si sta castrando con le proprie mani, andandosi progressivamente ad impantanare sempre di più in questo fallimento totale, incapace di prendere il coraggio necessario per venirne fuori definitivamente, costi quel che costi. Oscillo continuamente fra rassegnazione e disperazione, ben sapendo che, col trascorrere degli anni, la mia vita non potrà che impoverirsi ulteriormente e che quindi devo farci inevitabilmente il callo. Pirandello era decisamente un grande ottimista quando affermava che nella vita s'incontrano pochi volti e tante maschere, peccato che io non faccia altro che imbattermi regolarmente in quest'ultime, da tempo immemorabile. Inutile parlare poi di soddisfazioni sul piano, per così dire, professionale, ci troviamo veramente nella più pura fantascienza. Quando va bene, ti arrivano le briciole, quando va male, le mazzate. Intorno a me vedo solo voragini di rovine fumanti. L'eroe vorrebbe accomiatarsi una volta per tutte, continuare a vivere unicamente in spregio agli avvoltoi che ne attendono il cadavere, non sarebbe propriamente il massimo delle sue aspirazioni, ma continua grottescamente a proseguire il suo sempre più solitario e faticoso cammino, pur essendo ben conscio di non addivenire mai ad alcuna meta che non sia la sua naturale estinzione.