Certo è un miracolo se, domenica 1 ottobre, non è piovuto a "dirottomila", con un arcivescovo di nome "Zuppi", ed una reliquia vagante che si aggirava nei paraggi di San Petronio, come Gianni Morandi (forse più "Morendi" che "Morandi", a questo punto), ci mancava solo che si mettesse a cantare: "Scende la pioggia, ma che fa / crolla il mondo, attorno a me / per amore, sto morendo ecc., ecc." e buonanotte al secchio, sai che strizza, roba da massacrarsi a bottigliate nel basso ventre, alla Tafazzi! Delirante il riuscire, in un'atmosfera di gran confusione della madonna, a depositare finalmente le proprie terga indolenzite dalla levataccia mattutina unita alla lunga attesa all'esterno, in un posto a tavola, all'interno della basilica, ove erano financo situati, in posizione strategica, un paio di grandi schermi che, sia pure con un audio altalenante, consentivano ai presenti di farsi una qualche idea di ciò che avveniva all'esterno, ovvero in Piazza Maggiore. Difatti bisognerebbe riconoscere, obiettivamente, all'attuale pontefice, almeno il dono della sintesi, poichè, nonostante la lunga pappardella introduttiva all'Angelus, da parte dell'arcivescovo (se non è Zuppi, è pan bagnato), poco dopo l'arrivo dell'alto prelato in loco, era riuscito comunque a rispettare, col suo breve discorso ("La brevità, gran pregio", si recita ne "La bohème" di Puccini), i tempi previsti per il suo ingresso all'interno della basilica, ovvero per l'inizio del pranzo, stimato per mezzogiorno e mezzo. Ma a guastare la festa, ci hanno naturalmente pensato i boiardi miracolati di regime, presenti in gran massa all'esterno e dispostisi in lunga processione per prendersi la propria assoluzione papale a buon mercato (a cominciare da quel Vasco Errani, che vedrei molto più volentieri marcire nelle patrie galere per il resto dei suoi giorni, naturalmente dopo aver buttato via la chiave della cella), ritardandone oltremodo l'entrata in San Petronio e quindi pure l'inizio dello stesso pranzo, ma tanto è tutto stramaledettamente nella norma, in simili occasioni, nevvero? A parte che l'attuale arcivescovo di Bologna si comporta più da politico che da uomo di religione, facendo troppo il "piacione" alla maniera di Rutelli e quando si vuol piacere a tutti, alla fine, si sa, si ottiene l'esatto contrario, facendo un bel buco nell'acqua, ma tant'è! Per fortuna che, almeno, a conti fatti, il pranzo si è rivelato tutto sommato abbastanza soddisfacente per il sottoscritto, insomma più "papale" che "francescano" (altrimenti sai che bella fregatura), per cui ramazzando complessivamente un primo, tre secondi e tre dolci, oltre alla frutta, al caffè d'orzo ed all'acqua minerale (liscia e gassata), pur rimanendo un poco al di sotto del mio standard abituale (ma visto l'iraddidio di commensali presenti, nonostante alcuni tavoli rimasti vuoti, forse era obiettivamente troppo pretendere di più), potevo persino affermare, in conclusione, che stavo quasi da "papa" e vabbè! Una nota stonata in tutto questo, però c'era, me l'ha fatta notare una persona che sedeva al mio stesso tavolo. L'aver fatto pranzare col pontefice, un piccolo gruppo di "eletti", in una zona riservata e separata da tutto il resto, creava una discriminante, non mettendo tutti sullo stesso piano, così affermava questa persona. Personalmente, la cosa non mi toccava più di tanto, poichè, ateo miscredente qual sono, il mio unico obiettivo era quello, se possibile, di abbandonarmi alla crapula più smodata ("pancia mia fatti capanna", come diceva Paperino) e diciamo che ci sono andato abbastanza vicino, anche se non l'ho centrato proprio in pieno come avrei voluto, ma pazienza, sarà per un'altra volta (???). Tanto più che ho pensato che, se mi fossi trovato come vicino di tavolo, proprio l'esimio personaggio, magari per ragioni di etichetta, i "supplementi" me li sarei sognati e buonanotte ai suonatori! Per cui, tirando le somme, meglio così, almeno per quel che mi riguarda! Però, riflettendoci sopra a posteriori, ho convenuto che questa persona non aveva poi del tutto torto, diciamo, forse alquanto ingenuamente, che era un qualcosa che si doveva cercare di evitare e pur tenendo conto di esigenze di sicurezza, non è comunque bello suddividere le persone disagiate in poveri di categoria A e poveri di categoria B, o meglio, quella è senz'altro l'impressione complessiva che si è data e bisognerebbe più che mai tenerne conto in futuro (mah!). Nei giorni precedenti, nella parete di un bar del centro storico, campeggiava un manifesto che così principiava: "La Confcommercio dà il benvenuto a Papa Francesco..."; poco più sotto era piazzato un banchetto del "Gratta e vinci", la qual cosa mi ha fatto avvertire, non so il perchè, un certo stridore. Impossibile, al giorno d'oggi, mi son detto con immensa ingenuità, mandare via i mercanti dal tempio (se poi penso alle "Giornate francescane", svoltesi in precedenza anche in Piazza Maggiore, madonna santa, anche lì...), sono ubiquitari più della gramigna, per dirla "papale, papale". E adesso che siamo andati tutti (o quasi), finalmente, a farci benedire l'anima de li mortacci nostri, potremo continuare nelle nostre nefandezze quotidiane ancor più a cuor leggero dell'usuale, poichè, è noto, "passata la festa, gabbato lo santo", tutto stramaledettamente nella norma, nevvero? Poffarre, poffarbacco, perdindirindina!
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