sabato 30 gennaio 2016

Stuermisch bewegt (tempestoso, mosso).

Io misuro il grado di civiltà (!) di un centro abitato (!!), anche dal numero e dall'accoglibilità delle librerie. Pure Bologna, purtroppo, ha fatto notevolissimi passi indietro, imbarbarendosi ed involgarendosi sensibilmente, anche in questo ambito, col passare del tempo. Se penso a quello che vidi a Monaco di Baviera, più di vent'anni fa, vero riferimento in questo genere, ma ancor prima a Londra e, recentissimamente su internet, in una foto scattata all'interno di una libreria milanese, a che autentico squallore siamo arrivati, chiusure e riduzioni di orario d'esercizio a parte. Ci vuole veramente una rimarchevole pervicacia degna di miglior causa, per mandare in malora la "Feltrinelli Internazionale", che era sita in via Zamboni, punto di riferimento per i bibliofili come il sottoscritto, a caccia di pubblicazioni straniere (l'inglobarne il reparto all'interno della sede di piazza Ravegnana, immiserendolo alquanto, costituisce un tristissimo palliativo), ma anche il ridurre volutamente al lumicino la Feltrinelli di via dei Mille, con un reparto 'edicola internazionale' gestito come peggio non si potrebbe (ma è così anche per la stampa estera in piazza Ravegnana), quando, ai tempi in cui si chiamava "Rizzoli Store", era uno degli esercizi più belli, forniti ed accoglienti di tutta Bologna! Adesso, invece, posti a sedere per poter sfogliare un libro, costantemente ridotti, prossimi allo zero assoluto (alla libreria Coop-Ambasciatori, così come alla libreria Mondadori, ovviamente ti siedi solo se vai nella zona bar, birreria, ristorante, poichè i libri, soprattutto riguardo alla prima, costituiscono in realtà un banale paravento per un esercizio in realtà dedito soprattutto alla mescita ed alla somministrazione di generi alimentari), meno che mai posti dove poter leggere anche giornali quotidiani (l'unica libreria che ancora un poco si salva è l'Ibs di piazza dei Martiri), quindi stai in piedi come le bestie o accucciati in qualche angolo alla bell'è meglio, semprechè qualche commessa cretina, carognescamente, non cerchi di scalzarti anche da lì (in piazza Ravegnana, mi è capitato anche questo), aggiungiamoci incultura, maleducazione e lavativismo predominanti in questi soggetti che hanno la sensibilità di venditori di letame, ed il quadro generale diviene più che mai desolante! Il messaggio è forte e chiaro: compra o altrimenti levati dalle balle! Con la loro ottusa mentalità da volgari mercanti, nemmeno immaginano quante volte io abbia deciso di comprare un libro od una rivista, avendoli non solo sfogliati, ma addirittura letti integralmente, passando ore e ore comodamente seduto all'interno di questi locali. Non si capisce perchè si trovi normale acquistare un disco dopo esserselo ascoltato tutto e non si concepisca la stessa cosa riguardo ad un libro. Così come un buon disco può essere riascoltato ripetutamente, alla stessa stregua un bel libro può essere riletto più volte, anche a distanza di tempo, cosa c'è di tanto strano? Ma è così difficile farselo entrare nella zucca? Sembrava che anche le librerie bolognesi seguissero il bell'esempio di quelle estere, ed invece ecco l'involuzione, qui la crisi economica proprio non c'entra, casomai trattasi di cervellini in crisi. Dovrò andare a Milano, per tornare a sedermi comodamente con un libro in mano, all'interno di uno di questi esercizi? Perchè se si pensa anche alle biblioteche comunali, depauperate di personale e con orari di apertura sempre più ridotti, ce n'è d'avanzo per incavolarsi di brutto! Più tasse paghiamo, sempre meno abbiamo! Ovviamente! Non bastasse questa odiosa ed onnipresente sensazione di precarietà che ti avvelena costantemente l'esistenza, logorandoti continuamente, come un tarlo che ti divori infaticabilmente ed incessantemente dall'interno. Il doversi sempre trovare dalla parte sbagliata della barricata, con le tue armi che, quand'anche ci siano, risultano invariabilmente spuntate. L'essere invariabilmente a rimorchio di questo o di quello, quale che sia il contesto. Il venire usato, sfruttato (in genere si sfrutta venendo anche sfruttati, solo che nel mio caso prevale decisamente la seconda condizione). Il girare eternamente a vuoto, dannarsi l'anima per non approdare regolarmente ad alcunchè. La burocrazia che ti opprime, uccidendoti. La propensione a mentire che assurge a livelli patologici. Questa eccessiva dilatazione dell'aspettativa di vita, che produce squilibri a catena, a cominciare da codesta nefasta gerontocrazia che impedisce il rinnovamento del paese, un effettivo ricambio generazionale. No, da un lato una pletora di vecchi incartapecoriti, dall'altra nugoli di giovani bamboccioni, che rivelano sovente una mentalità da anziani. E quelli come il sottoscritto, nella cosiddetta età di mezzo (altro limbo di non-giovani e non-anziani), stretti, stritolati, fra questi due estremi. Mi sovviene di nuovo, il compositore Léos Janàcék, con la sua opera "L'affare Makropoulos", nella quale la protagonista, Emilia Marty, si trova, grazie ad una pozione magica del padre, alchimista alla corte di Federico d'Asburgo, a vivere attraverso i secoli, assumendo varie identità, perdendo ad un certo punto la formula magica e facendone di cotte e di crude pur di recuperarla, salvo, una volta raggiunto il suo scopo, decidere di non servirsene, lasciandosi morire e giungendo così alla conclusione, dopo più di 300 anni di esistenza avventurosa, che vivere troppo a lungo serve soltanto ad incattivirsi ed a procurarsi ulteriori infelicità. Siamo in troppi e per giunta, mal distribuiti, indotti ad ammassarci stupidamente in luoghi dove viene a mancare, per forza di cose, il cosiddetto spazio vitale, ingenerando così abbruttimento, aggressività, dando perciò la stura alla delinquenza, così come alla pazzia vera e propria, al delirio, alla follia collettiva che si spande sotto i nostri occhi, avviluppandoci senza alcuno scampo. Sempre più spesso, anche la città in cui spreco la mia inutile esistenza, mi sembra persino più tetra e cupa del castello di Re Arkel in Allemondia. Tutto si sta palesando nella sua caducità, religione, politica e quant'altro, non c'è verso. Com'è dolorosa e straziante, questa lentissima agonia, cupio dissolvi. Ed è veramente il migliore dei mondi possibili, anche perchè è l'unico possibile e qui sta il guaio, come al solito, alternative non se ne vedono nemmeno col più potente dei telescopi. Resto sempre più convinto che, la terra, l'universo, abbiano qualche vaga possibilità di divenire dei posti un tantinello migliori, qualora la specie umana, finalmente, si estinguesse una volta per tutte. O no? Farò la scoperta dell'acqua calda, di sicuro risulterò ripetitivo, ma il problema è che sono le circostanze, le situazioni, a ripetersi con allarmante regolarità! Aveva proprio ragione Sartre, il vero inferno sono gli altri, in quanto altro da te! Non c'è alcunchè da fare! Avere delle qualità non spendibili in questo mondo, è peggio che non averne affatto! E' una beffa!

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