domenica 28 settembre 2014

Cul de sac.

Ci leghiamo troppo alle cose che ci circondano, castrandoci con le nostre stesse mani. Ma anche questo rientra malauguratamente nella norma. Se non mi sentissi condizionato dall'appartamento nel quale ancora dimoro, con tutti gli annessi e connessi, dovrei andarmene di volata da dove mi trovo ora, senza pensarci un attimo, ed invece... Se mi sentivo in carcere, quando risiedevo a Cesena, continuo a sentirmici anche adesso che abito nel mio luogo nativo, Bologna; nell'un caso e nell'altro, ho solo la certezza di continuare a sprecarci la mia esistenza, però, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, almeno posso constatare di essere quasi un privilegiato, poichè perlomeno una certezza ce l'ho! Se non ci si facesse condizionare, meglio imprigionare, dalle cose materiali, sarebbe logico, una volta assodato ciò, cambiare posto, continuamente, fino a quando non si trovi un luogo che ti offra almeno uno straccio di prospettiva, od altrimenti, stramazzare una volta per tutte, qualora ti si esauriscano le energie e buona notte al secchio! Potrei anche chiamare in causa la mia non più verde età (al verde ci sono soltanto le mie finanze, in perenne fase "ecologica", purtroppo!), con tutti i relativi acciacchi, ma mi rendo conto che mi sto solo arrampicando sugli specchi, (peri)pateticamente. Mi ha fatto sorridere, giorni fa, seduto al bancone di un bar cittadino a bermi un caffè, l'ingresso nel locale, di una coppia, lui e lei, di baldi giovinotti, imberbi aspiranti attori, che ha interpellato i gestori, per avere informazioni sulle "agenzie" di spettacolo della zona e su come contattarle, aggiungendo che avevano un "progetto" da proporre (e ti pareva, tanto per cambiare, ma che originali! La vita, oggidì, è tutta un continuo "progetto", parola magica al pari di "agenzia", luogo dove tutto si fa, fuorchè "agire"!). Anzi, ho fatto una certa fatica a non ridergli in faccia, a questi ingenui sprovveduti dei quali ignoro la provenienza, ma se avessero avuto un minimo di sale in zucca, avrebbero dovuto capire subito che in questo loculo di città, non c'è trippa per gatti, poichè se si vuole avere ancora qualche vaghissima speranza di riuscire in tale ambito, bisogna continuare a puntare alle piazze milanesi e romane, non certo perdere tempo qui. Questo posto dà solo del gran fumo negli occhi, a cominciare dal Dms/ex Dams (parlo con cognizione di causa, avendolo frequentato per un brevissimo periodo, parecchi anni fa, quando ancora abitavo a Cesena, andandomene via disgustato, una volta compresone l'andazzo), ricordo benissimo, anni fa, la lettera di una ragazza a "Il Resto del Carlino", che affermava che con la sua fresca laurea del Dams, al massimo ci si poteva pulire una certa parte del corpo, facilmente intuibile, ma detta istituzione, con le sue lauree posticce, serve solo a patentare i "cognomi celebri" che così giustificano la loro permanenza immeritata nel settore, a loro volta servendole da volano pubblicitario; quanto alla Cineteca, la maggior parte del suo prestigio, lo deve all'imprimatur della famiglia Chaplin, altrimenti sarebbe ben poca cosa! Nè muta il quadro generale la presenza della sede regionale Rai che serve solo a far sì che, a volte, si girino talvolta in esterni, soprattutto nel centro storico della città, delle scene di qualche stramaledettissima "fiction", con ulteriori intralci al già congestionatissimo traffico cittadino, ma col grosso della produzione che si svolge altrove, in luoghi che ben più contano! Conobbi un idiota locale di mezza età che, per il solo fatto di avervi partecipato qualche volta come comparsa, se la tirava da maledetti, manco fosse un Laurence Olivier! Piaccia o no, anche Bologna, nonostante l'effimera effervescenza di superficie, è una città morta, così come lo è Cesena, non cambia nulla! E' un immenso vuoto a perdere, nonostante la tronfia prosopopea che la caratterizza! Ma vallo a dire a questa massa di balordi provenienti da ogni dove, che continuano ad arrivare speranzosi di chissà che cosa! Qui ci si balocca sterilmente, continuamente, senza alcun costrutto. Prova ne sia il luogo dal quale sto vergando questo delirante scritto, l'atrio del museo d'arte moderna "Mambo", in via Don Minz(i)oni, dove dalla giornata di ieri, un gruppo di baldi e gasatissimi giovincelli italiani e stranieri, coadiuvati a volte dall'autrice del tutto, si stanno producendo in una stramba installazione sonora senza capo nè coda (una "performance"?), con l'ausilio di un paio di vecchi registratori a bobine, "connessi" da un nastro magnetico giuntato ad anello, un altrettanto vetusto microfono collegato ad uno di essi ed un trio di casse acustiche, una delle quali priva di altoparlanti, ribadisco una cosa di cui, al sottoscritto, sfugge completamente qualsivoglia nesso, salvo un certo lesionamento di attributi, visto che a tratti il volume sonoro di questo gorgoglìo/ululato/latrato indistinto, raggiunge livelli veramente insopportabili, in aggiunta all'invadenza ed ai berciamenti di questi giovinastri, ma probabilmente, anzi di sicuro, trattasi di arte assoluta e sono io che, come al solito, da vecchio matusa, non capisco un tubo, ottusamente chiuso nei miei più retrivi preconcetti, "sordo" al richiamo dell'innovazione e del progresso, embè! A parte gli ennesimi soldi (pubblici? Privati?) buttati alle ortiche, un ulteriore sintomo della "stupidità" intrinseca di Bologna! Sogna, sogna, sogna.........

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