giovedì 20 agosto 2015

"Se sei brutto, ti tirano le pietre, se sei bello, ti tirano le pietre...

... Ovunque vai, chiunque tu sia, piovono sempre pietre!" Così, più o meno, chiosava una nota canzone di successo, credo degli anni '60, di un cantautore francese parecchio in voga, all'epoca nel nostro paese, un certo Antoine. Apparentemente, una cosetta frivola, senza grosse pretese, caratterizzata da un incedere irriverente ed allegramente "scanzonato", ma che, come molte faccende apparentemente stupide, cela verità profondissime, nella loro immediatezza e semplicità, persino banalità direi, di significato (altro esempio celebre in tal senso, quando Renato Rascel intonava il celebre motivetto: "E' arrivata la bufera, è arrivato il temporale. Chi sta bene, chi sta male...", interpretata dallo stesso, in prima assoluta, in un teatro romano, durante il 2° conflitto mondiale, con gli ufficiali nazisti, al tempo ancora alleati del nostro paese, frammisti nel pubblico). Pensando sia alla squallidissima situazione nella quale mi trovo perennemente avviluppato, che grottescamente, per alcuni versi, assomiglia anche ad un romanzetto rosa di infima categoria, così come ad altre che mi sono state raccontate dai medesimi (de)relitti che ne sono gli attori principali, veramente, di tutto e di più, qualsiasi cosa come, per esempio, aspetto fisico, carattere, intelligenza, cultura e quant'altro, ti viene rivoltato contro. Quando, da giovane, ero timido ed introverso, ecco che gli altri facevano di tutto per costringermi ad uscire, letteralmente, dal mio guscio (alle medie inferiori, venivo soprannominato "l'eremita"); divenuto, col tempo, l'esatto opposto, ovvero esuberante ed estroverso, ecco che mi si isola ed emargina senza pietà alcuna, a riprova dell'ottuso sadismo di massa del quale si è costantemente vittime sacrificali, capri espiatori! D'accordo, lo so, è la scoperta dell'acqua calda, ed a voler per forza vedere il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe anche affermare che più si vale, più si viene crocif(e)ssi, ma, domanda ingenua, è mai possibile che, per noi comuni mortali, il valere qualche cosa, debba avere regolarmente, come unico risultato, il dover sottostare a questo eterno calvario, chiedendosi assurdamente quali colpe si debbano mai espiare per patire simili sofferenze (avendo però il vago sospetto di conoscerne la risposta), anzichè, possibilmente, tradursi, in un qualche cosa perlomeno un tantinello più gratificante e remunerativo, o per caso pretendo un pò troppo? Certo è che basta veramente un nonnulla, anche la cosa più apparentemente insignificante, per suscitare, con estrema facilità, l'invidia altrui. A questo punto, forse l'unica ancora di "salvezza", potrebbe essere rappresentata dal prostituirsi (essendo stato più volte trattato, ingiustamente, come una persona da marciapiede, nel corso di questi anni bolognesi, ripensando anche a certe grottesche "proposte indecenti" che ho più volte ricevuto, anche da persone cosiddette "per bene", naturalmente) o dal delinquere, ma, disgraziatamente, risulto costituzionalmente incapace in ambo i casi, la qual cosa non mi dà alcuno scampo! Troppe volte mi sono sentito il brutto anatroccolo della situazione, impossibile anche solo ipotizzare rapporti umani almeno passabili, ogni persona nella quale mi sono imbattuto nel corso di questi anni bolognesi, è risultata come minimo frustrante quando non addirittura distruttiva, altro che iella nera, sarà pure la norma, ma non si può andare avanti così! Al confronto, prima avevo intorno una folla, adesso non c'è proprio limite al peggio! Qui si viene usati, manipolati e persino spiati (e pensare che sono persino stato accusato di essere troppo curioso da certi ipocriti, loro sì dediti a sbirciare nelle vite altrui senza alcun ritegno come lascivo passatempo, cosa che io mi guardo bene dal fare), con estrema facilità, in mille maniere. Qui è una "Caporetto" continua, la cui banalissima, scontatissima conclusione risulta che è meglio star soli che male accompagnati, di quest'ultima cosa se ne può essere più che certi! Ha ragione Jean Paul Sartre, quando afferma che il vero inferno sono gli "altri", in quanto "altro" da noi! Chissa perchè mi vengono in mente anche i film "Cane di paglia" di Samuel Peckimpah, con Dustin Hoffmann e "Un giorno di ordinaria follia" di Michael Schumacher, con Michael Douglas, ma anche le opere "Peter Grimes", "Billy Budd" ed "Albert Herring" di Benjamin Britten, mi sembrerebbe di avere tratti in comune con ciascuno dei protagonisti di questi lavori, o forse sto delirando, attenzione allora, poichè il mio nemico mi può far passare con facilità, per un demente in preda a crisi depressive. Al che io replicherei affermando che è proprio il comportamento a dir poco "irresponsabile" altrui, a causarmele, dovrei persino chiedere i danni morali e materiali! Se penso che da questa sequela di rapporti disumani ne ho cavato ferite non solo psicologiche ma anche fisiche, come un grosso ematoma dietro al capo, oltre che il mio attuale dissesto uditivo (se ci si aggiunge che, l'anno scorso, in Piazza Maggiore, un demente, per puro sfregio, mi ha strappato dei capelli, non contento dei danni sia fisici che materiali, già precedentemente procuratimi in più occasioni, con acribia spaventosa) e materiali, se penso che sono stato recentissimamente anche minacciato di morte da un paio di balordi, se considero che da casa mia, anche qui per puro dispregio, sono spariti degli oggettini per lo più di valore insignificante, da parte di alcuni visitatori, il quadro generale che ne emerge, è quanto mai fosco, voltagabbana a parte! Se fossi rimasto l'introverso che ero da giovane, avrei vissuto senz'altro meglio, spero che non sia troppo tardi per cambiare rotta! Solo sì, ma a patto di essere totalmente fuori portata dai farabutti, però, altrimenti è troppo comodo!

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