venerdì 11 novembre 2016

Rihm - Seconda sinfonia, per baritono, soprano, coro misto e grande orchestra.

Un brano composto fra il 1976 ed il 1977 e pubblicato l'anno successivo, di uno dei più importanti compositori tedeschi viventi, colpevolmente trascurato, fino ad ora, anche dalle case discografiche dedite alla musica contemporanea, chissà perchè, le poche notizie su di esso temo che siano solo quelle rintracciabili sui commenti a questo video di Youtube e poco altro. Musica certamente non facile, ma di grande fascino, purtroppo adesso viviamo nell'epoca del "cotto e mangiato" ed abbiamo poca o punta voglia di sforzarci le meningi, non sapendo, nè volendo sapere le meraviglie che ci perdiamo, come in questo caso. Il video in questione ne documenta la recente prima assoluta olandese del 6 giugno 2015 (!), il linguaggio è senz'altro debitore di Mahler e della seconda scuola di Vienna, pur possedendo tratti decisamente personali. 4 movimenti in tempo prevalentemente lento, anche se con un'agogica varia e mossa, ossia 3 adagi, seguiti da un "semplice e calmo" finale, il 2° e 4° con intervento delle voci soliste e del coro, quest'ultimo producentesi, nel movimento finale, anche in uno "sprech-gesang" (cantato-parlato) di schoenberghiana memoria. Esecuzione validissima, a parte qualche piccola smagliatura in orchestra, soprattutto negli ottoni e ripresa sonora eccellente e video di ottima qualità, il che non guasta affatto in simili casi. Questa è la musica che vorrei sentire più spesso sulla scena contemporanea, altro che Giovanni Allevi, Lodovico Einaudi e "(s)concerti del 2 agosto". Utopia!

venerdì 14 ottobre 2016

Il bello ed il cattivo tempo.

E' quello che fa, letteralmente, l'aeronautica militare, che non a caso gestisce il servizio meteo (e purtroppo questo accade non solo in Italia!), diffondendo nel cielo le sue dannatissime "striscie chimiche", da almeno 21 anni e cioè dal 1995, con l'avallo di questo governo infame! Fandonie? Perchè non provate a volgere il vostro sguardo in alto, cosa che la stragrande maggioranza di voi ha cessato da tempo immemorabile di fare, osservando quel che succede sulle vostre teste e traendone le vostre conclusioni, semprechè nel frattempo le vostre facoltà mentali non vi siano andate in pappa? O preferite tenervi il vostro paraocchi, magari gioendo del fatto che, grazie al maltempo artificiosamente creato, potete già pensare di farvi la vostra settimana bianca da sci-muniti, per ritemprarvi delle fatiche delle vostre vacanze estive (vedasi le fin troppo copiose nevicate sull'alto Appennino dei giorni scorsi, francamente anomale per la prima decade di ottobre), con somma gioia, ovviamente, degli operatori turistici? Come mai, quando questi dannati velivoli cessano di transitare nei cieli, ci si ritrova con un cielo terso e limpidissimo, completamente sgombro di nuvole, accompagnato da un sole splendente e temperature in salita, come fino al primo pomeriggio dell'altro ieri, mercoledì 12 ottobre, qui a Bologna (ma penso anche a quei 3 giorni altrettanto splendidi di settembre, durante i quali, guarda caso, non ho visto transitare in alto alcunchè, a parte gli aeromobili civili), poi, dopo poco tempo che li ricominci a scorgere a tessere i loro reticoli di striscie nell'aere, inevitabilmente, ecco riformarsi improvvisamente cumuli di nubi dal nulla, il cielo che si oscura sempre più spesso, la temperatura che comincia a calare, quindi so già quel che mi debbo aspettare per i giorni successivi e tutto si sta svolgendo, a cominciare da ieri, giovedì 13, come fin troppo facilmente prevedibile, ovvero cielo coperto con abbondanti precipitazioni e temperature in drastica picchiata, quasi invernali, mentre un paio di giorni fa, al contrario, erano quasi estive. Coincidenze? Sarà! E' da un bel pò che non perdo più tempo a seguire i vari meteo sui canali radiotelevisivi, carta stampata od in rete, tanto mi risulta sempre più una colossale presa per i fondelli, mi basta volgere il capo verso l'alto per capire dove si va a parare, alla faccia del supposto surriscaldamento del pianeta, quante balle ci vomitano addosso, qui ci arrostiscono o ci assiderano allegramente e beatamente a seconda dei loro porci comodi, con il nostro beneplacito o, nella migliore delle ipotesi, indifferenza, ridotti come siamo ad una massa di omuncoli rincretiniti dai vari social-network e giocattolini ipertecnologici, creati apposta per renderci quello che siamo, in un mondo sempre più spudoratamente adulterato e manipolato, al quale siamo volutamente incapaci di ribellarci, ridotti ad un livello di subumanità infinito. Probabilmente sarà per il fatto di aver sempre abitato agli ultimi piani degli stabili, ma io non ho mai perso l'abitudine a differenza di voi umanoidi che camminate sempre a capo chino, di guardare in alto, persino quando scendo in strada, inoltre, a mettermi la pulce nell'orecchio, fu proprio, una ventina d'anni fa, un articolo del defunto settimanale "Avvenimenti", al quale avrebbero dovuto far seguito altri, mentre invece, altra strana coincidenza, dopo poco tempo, questo periodico chiuse definitivamente i battenti, chissà perchè! E pensare che fin dai tempi di Ustica, avremmo dovuto aver ben chiaro in mente che questi farabutti prezzolati dell'aeronautica militare italiana, sono capaci di qualunque nefandezza, ma quanta gente è strapagata a questo mondo per rovinarci l'esistenza! Sarò una voce nel deserto, sarò tacciato di essere come minimo un pazzo demente, io mi ritengo semplicemente un povero diavolo stanco di subire passivamente questo continuo degrado nel quale ci avviluppiamo sempre di più, arcistufo di trovarsi in mezzo ad una massa di lobotomizzati cerebrolesi incapaci di abbozzare una benchè minima reazione. Mi piacerebbe tanto di aver preso una colossale cantonata, però quello che vedo, al contrario, non fa che rafforzare questa mia idea balzana. Se non mi volete credere, allora, fate, come già detto, un piccolissimo sforzo, alzate lo sguardo in cielo più di frequente e traetene le vostre personali conclusioni, basta veramente poco, se almeno vi è rimasto un minimo di facoltà intellettive, altrimenti continuate pure a meritarvelo questo mondo, però abbiate la decenza di non lamentarvene, poi! 

sabato 8 ottobre 2016

Sbiliguda veniale, due antani, scavic, la supercazzora brematurata, con lo scappellamento a destra...

Ma come mai, domando e dico, con tutto codesto profluvio di affollati festival della filosofia, della scienza e compagnia bella, che spuntano come funghi da ogni dove, trovando regolarmente ampio spazio nei mass-media, la stupidità generale e generalizzata, continua a dilagare inesorabilmente più che mai? Forse per una bizzarra legge di compensazione? Magari, per invertire la nefasta tendenza, si dovrebbe allora organizzare, in opportuna sede, un bel convegno di cosmoscemonologia applicata, in ossequio all'esimio dottor Pangloss, con i dotti relatori producentesi in un continuo sdilinquimento linguidinale, per il sommo sollazzo del numeroso pubblico che certamente vi accorrerebbe a frotte. Quanta fame di cultura, in questi tempi di ignoranza spudoratamente conclamata, ma per caso costoro ci avessero un verme solitario nello stomaco? Mi piacerebbe tanto sapere se, qualcuno di coloro che si sono andati a sciroppare queste squallide sequele di masturbazioni narcisistiche pubbliche, all'insegna dell'onanismo più sfrenato e sfrontato, da parte di questi mefitici soloni (nel senso anche di grandi, immensi sòla) immeritatamente strapagati, autentici parassiti della psiche, ne abbia tratto un qualsivoglia spunto che gli sia stato anche solo minimamente utile, nella vita quotidiana reale, poichè ne dubito fortemente, salvo assai improbabili smentite, dico bene? Ed allora, perchè andare masochisticamente a stracciarsi i marroni, magari pagandoci pure il biglietto d'ingresso, a cotali squallide scempiaggini? Ricorderò fin che campo, un'intervista ad un ultra ottuagenario, arzillo direttore d'orchestra austriaco, su un mensile musicale nostrano (della quale ho già ripetutamente accennato in precedenza), il quale, alla fatidica (ed invero insulsa) domanda, "Qual'è la cosa più importante per l'uomo?", rispose, prontamente e saggiamente, "La prossima colazione!", soggiungendo più oltre che la filosofia è un lusso per chi ha la pancia piena, ogni volta di più trovo questa affermazione, veramente impagabile! Quando andate ad assistere a simili (in)dotte manifestazioni, chi, fra relatori e pubblico, sono coloro con "la pancia piena" e chi coloro con la pancia "un pò meno piena" se non addirittura "cronicamente vuota" (e tale resterà anche al termine, ovvio, mentre, al contrario, quelli con "la pancia piena", si faranno l'ennesima abbuffata alla faccia di voi gonzi che li andate a sentir sproloquiare)? Provate un poco ad indovinare, non vi viene nemmeno un pò di mal di stomaco al solo pensiero? Più la miseria dilaga, più abbondano simili eventi, chissà perchè! Questi immondi soloni (Raffaele Morelli, Massimo Cacciari - fu pessimo sindaco di Venezia, tra l'altro, a riprova che, quando si deve passare da concetti fumosi ed astratti, all'atto pratico, ovvero alla vita reale, simili soggetti si rivelano, come minimo, inadeguati alla bisogna -, Paolo Crepet, Vittorino Andreoli ed altri illustrissimi e numerosissimi mentecatti assortiti), sono i medesimi che vomitano sguaiatamente le loro sconcezze letterarie in libreria, autentici parti escrementizi basati su scempiaggini tipo il potere della mente, l'influenza della postura ed altre corbellerie assortite, con le quali ti vorrebbero far credere di migliorare la vita. In effetti, la vita migliora, ma non quella dei fessi che li comprano e/o li leggono, piuttosto, nell'ordine, quella: a) degli autori medesimi, naturalmente; b) dei loro editori; c) degli stampatori; d) dei distributori; e) dei librai; f) dei mercatini dell'usato, dove questi libri finiscono persino troppo facilmente nel giro di brevissimo tempo; g) dei servizi pubblici di nettezza urbana, una volta che questi libercoli approdano al loro naturale ed inevitabile destino, intasando i cassonetti, ovvero aumentandogli notevolmente il lavoro e quindi i profitti. Anche in questi giorni, in libreria, mi sono imbattuto nell'ennesimo ammasso cartaceo incentrato sul tema, altamente "originale ed innovativo", della felicità e su come ottenerla, vergato dall'ennesimo trombone, un francese del quale non rammento il nome, ma ha ben poca importanza, un trombone sfiatato che, in quanto filosofo, pretende, come i suoi simili, di detenere la verità assoluta, quando al mondo esistono soltanto verità relative e chi dichiara il contrario, a qualsiasi titolo, non può che essere un volgarissimo millantatore. A parte la scarsa fantasia di questa pletora di ciarlatani unti e bisunti, che rimestano all'infinito, nelle loro vacue argomentazioni, la solita brodaglia sempre più sciapa ed allungata, giustamente, Vittorio Feltri, li definì "terziario inutile" (in questa categoria ci si possono tranquillamente includere anche psicoterapeuti, psicologi, psichiatri, sessuologi, dietisti, dietologi, alimentaristi, economisti, ecc., ecc.), visto che, nonostante il loro "imprescindibile" apporto, o forse proprio in "virtù" del medesimo, il mondo intero continua imperterrito a precipitare allegramente e coscientemente nel baratro. "Lasciateci a battere le mani / sono arrivati i re dei ciarlatani...", questo ritornello facente parte della sigla che accompagnava gli spettacoli teatrali di Dario Fo, trasmessi illo tempore da mamma Rai, mi ronza sempre più spesso, di questi tempi, nel mio cervellino fritto e rifritto, chissà come mai!

sabato 17 settembre 2016

Un futuro possibile, ma non in Italia, certamente!

Da "Gagarin, orbite culturali", rivista mensile gratuita, anno 7 n.4, 10 settembre-10 novembre 2016, articolo di Stefania Mazzotti: "Reddito di base, un futuro possibile": - Lo scorso 5 giugno, la Svizzera è andata a votare per il referendum sul reddito di base. Il 77% ha votato no. L'idea che il reddito di base sia la panacea per una mandria di fannulloni scansafatiche è sicuramente quella più comune anche in Italia (di sicuro quella che fa più comodo pensare, aggiungo io). Ma potrebbe essere un pregiudizio. Proprio a partire dagli Stati Uniti, il Paese con il divario tra ricchi e poveri più elevato del mondo (ma mi sa tanto che, se andiamo avanti di questo passo, fra poco li battiamo, nota del sottoscritto), le ricerche politico-sociali sull'efficacia del reddito di base per il benessere della società si stanno moltiplicando: la prima fu finanziata dal conservatore Nixon nel 1969 e poi falsata nel raccoglimento dei dati e quindi mai applicata. Esperimenti su vasta scala dell'applicazione del reddito di base, sono stati avviati in Finlandia, dove, dal 2017, circa 10000 cittadini, riceveranno un assegno di 600 euro per 2 anni, ed in Canada, inoltre sono in discussione in 20 città dei Paesi Bassi. In Alaska, seppur in piccola scala, sono già stati raccolti alcuni risultati. Si è visto che il reddito di base non ha spinto i cittadini a lavorare di meno, se non nei maschi adolescenti che hanno scelto di studiare e nelle neo-mamme che hanno deciso di prendersi cura del proprio figlio. Insomma, parrebbe che il reddito di base possa ridurre le disuguaglianze sociali (figuriamoci in un paese classista e reazionario come il nostro, dico io) che sono alla base di questa recessione economica mondiale. "E' difficile immaginare che un giorno riusciremo a liberarci del dogma secondo cui, se vogliamo avere i soldi per vivere, dobbiamo lavorare. - spiega Rutger Bregman, giornalista olandese e autore di 'Utopia for realists' - Forse è arrivato il momento di liberarci dell'inutile distinzione tra 2 tipi di poveri e dell'equivoco che avevamo messo quasi da parte 40 anni fa: il pregiudizio secondo cui una vita senza povertà, è un privilegio che bisogna guadagnarsi lavorando, invece che un diritto di tutti." Ed allora, reddito di base per tutti. Pensate che meraviglia: potremmo dedicare maggior attenzione ai nostri cari, potremmo leggere, viaggiare (sì, come no, soprattutto con la fantasia, penso io), dedicarci alle arti, avere tempo per ideare un mondo migliore. Potremmo, in sostanza, essere più felici (ma và!). - Ah, beata ingenuità di codesta articolista (ma c'è o ci fa?), se penso alla mia situazione cronica, fatta, quando va bene, vista l'età non più giovanile, del girone infernale costituito da lavori socialmente (in)utili, borse lavoro, tirocini formativi, con relative retribuzioni da fame, ed è grasso che cola, condito da schiavismi da far impallidire "La capanna dello zio Tom", con un corollario di soprusi ed umiliazioni per avere queste briciole, vessato e preso in giro da cani e porci, oppure, quando va male, completamente abbandonato a me stesso, come in questo periodo, ove intorno a me è tutto uno scaricabarile dei più squallidi, con "proposte indecenti" che costituiscono un'autentica offesa alla propria dignità, se ci si aggiungono le bufale governative dei vari bonus promessi e non mantenuti, la truffa spudorata dei "voucher", le nefandezze degli "avvoltoi" sociali di quartiere, altro che felicità, qui sei condannato ad una progressiva, dolorosa agonia, che prelude a morte certa! Odio questa società lavorocentrica, dove il lavoro, che tu l'abbia oppure no, costituisce il tormentone che ti rovina l'esistenza, strumento perlopiù di ricatto e di sopraffazione: anche l'averlo, non ti sottrae comunque al rischio della povertà, se non addirittura della miseria più assoluta, stante il potere d'acquisto sempre più magro delle retribuzioni medie, con il costo della vita in continuo aumento. In questa geronto-mafiocrazia che è l'Italia, dove coloro che siedono ai posti di comando, hanno un che di patologico, endemico, paranoico, demenziale, nel loro bisogno fisiologico di vessare i deboli incommensurabilmente, al punto di preferire scientemente, nel loro voler perpetrare orgasmicamente all'infinito quest'inumana perversione, di condannare alla rovina eterna l'intera nazione (penso anche alla carognata illecita di attaccare il pagamento del canone tv alla bolletta dell'elettricità, fra le tante cose). Purtroppo, in Italia, si è venuta progressivamente a creare un'autentica "industria del povero", costituita da una serie di enti ed organizzazioni, sia pubbliche che ecclesiastiche, frutto di un patto scellerato e criminale fra lo stato italiano e la chiesa cattolica, alla quale il primo ha, anche se in maniera ufficiosa, delegato in pratica la gestione del disagio sociale, conferendole un potere che altrimenti non avrebbe più, per cui chi, come me, ateo, viene indotto, stante la voluta latitanza dei servizi sociali pubblici, a rivolgersi nella "tana del lupo", divenendo al contempo complice e vittima di questo meccanismo perverso, che dapprima ti "aiuta" finchè ne ha il tornaconto, dopodichè ti silura senza pietà alcuna. Ma l'intera faccenda merita una trattazione ben più ampia e per il momento mi fermo qui. Quel che è certo è che qui sono troppi gli interessi di coloro che prosperano spudoratamente su questo abnorme malaffare, che si cibano ingordamente dei cadaveri dei disgraziati come me, ai quali vengono volutamente tarpate le ali, poichè non si vuole certamente che si affranchino dalla loro condizione di bisogno (quest'anno ci sarei finalmente riuscito, se non mi avessero messo carognescamente i bastoni fra le ruote), altrimenti non sono più ricattabili e sfruttabili, altro che reddito di base, ovvero reddito di cittadinanza!  

Pensieri obliqui.

Iersera, passeggiando per il centro storico, m'imbatto casualmente nella vetrina di un negozio di "giocattoli" erotici per adulti, osservo incuriosito e noto degli "stimolatori" fallici prezzati fra i 110 ed i 140 euro. Minchia, signor tenente! Banalmente mi chiedo perchè mai una persona dovrebbe essere così cretina da buttare così tanti soldi per cacciarselo o farselo cacciare in quel posto, quando disponiamo di fior di istituzioni pubbliche, a livello locale, provinciale, regionale e nazionale (in primis il comune di Bologna, almeno nel mio caso) che ti praticano spontaneamente lo stesso servizio a costo zero, per tutto l'ano, ops, volevo dire anno, 24 ore su 24. Con tutti i sodomiti governativi che ci ritroviamo sul groppone, abbiamo bisogno anche di questo? Roba da chiodi!

sabato 6 febbraio 2016

Umorismo (in) nero / Finchè morte non vi riunisca!

Questa mattina, nella parrocchia, alias mattatoio, ove ancora presto i miei servigi, nell'ambito di un ruolo che mi fa sentire a metà strada fra un sagrestano ed una perpetua, si sono svolte le esequie di un quarantenne scrittore, defunto a causa di un tumore al cervello (!). Al termine della cerimonia, si sono avute le letture di alcuni passi tratti dai libri dell'illustrissimo (?) soggetto. Si è principiato con "Finchè morte non vi riunisca" (!!), alla pagina 47 (!!!), tanto per rimanere in tema. "Allegria!", avrebbe detto l'ineffabile Mike Bongiorno. A riprova ulteriore che il grottesco, il ridicolo, affiora nelle situazioni più inaspettate, di certo nessuno dei presenti se ne sarà reso conto, ovviamente! Poichè il morto era un ex catechizzato del mio "irresponsabile" (!!!!), la qual cosa deve aver procurato, a suo tempo, al derelitto, evidentemente, un trauma incommensurabile, da cui, come si evince facilmente dalla triste fine che ha fatto, non si dev'essere sicuramente mai più ripreso (ovvero: "la maledizione del ministro laido", come ha "argutamente", si fa per dire, notato, al mio cospetto, l' "irresponsabile" medesimo) e siccome, a causa delle tristissime ambascie nelle quali mi trovo permanentemente e disperatamente avviluppato, vorrei poter terminare anticipatamente anch'io la scombiccherata esistenza che attualmente conduco, ecco che probabilmente mi trovo sotto al naso una possibile, facile e definitiva soluzione ai miei guai. In effetti, comincio proprio a pensare seriamente che anch'io dovrei forse farmi catechizzare dallo sderenato, tanto più che, essendo costui vogliosamente, sguaiatamente e sadicamente vorace di vita eterna, anelandovi spasmodicamente ed incessantemente, di sicuro anche lui sarà morto (!!!!!) letteralmente d'invidia, nel presenziare al "lieto" evento di codesta, amenissima, "ridente" mattinata. Magari, facendomi catechizzare pure meco dallo sconsiderato, oltre a renderlo costì estremamente felice come una Pasqua, avrei fortissime probabilità pure io di beccarmi un bell'accidente tumorale, levandomi finalmente dalle balle e risolvendo così, una volta per tutte, i miei problemi, avendo financo la soddisfazione di farlo poi "morire" (!!!!!!) d'invidia un'altra volta, anche se in realtà, non credo affatto alla fola della vita eterna! "Cos'è la morte? Un calcio nel buio e poi il nulla", almeno secondo lo sceriffo Jack Rance, ne "La fanciulla del west" di Giacomo Puccini. E buonanotte ai suonatori! O no? 

sabato 30 gennaio 2016

Stuermisch bewegt (tempestoso, mosso).

Io misuro il grado di civiltà (!) di un centro abitato (!!), anche dal numero e dall'accoglibilità delle librerie. Pure Bologna, purtroppo, ha fatto notevolissimi passi indietro, imbarbarendosi ed involgarendosi sensibilmente, anche in questo ambito, col passare del tempo. Se penso a quello che vidi a Monaco di Baviera, più di vent'anni fa, vero riferimento in questo genere, ma ancor prima a Londra e, recentissimamente su internet, in una foto scattata all'interno di una libreria milanese, a che autentico squallore siamo arrivati, chiusure e riduzioni di orario d'esercizio a parte. Ci vuole veramente una rimarchevole pervicacia degna di miglior causa, per mandare in malora la "Feltrinelli Internazionale", che era sita in via Zamboni, punto di riferimento per i bibliofili come il sottoscritto, a caccia di pubblicazioni straniere (l'inglobarne il reparto all'interno della sede di piazza Ravegnana, immiserendolo alquanto, costituisce un tristissimo palliativo), ma anche il ridurre volutamente al lumicino la Feltrinelli di via dei Mille, con un reparto 'edicola internazionale' gestito come peggio non si potrebbe (ma è così anche per la stampa estera in piazza Ravegnana), quando, ai tempi in cui si chiamava "Rizzoli Store", era uno degli esercizi più belli, forniti ed accoglienti di tutta Bologna! Adesso, invece, posti a sedere per poter sfogliare un libro, costantemente ridotti, prossimi allo zero assoluto (alla libreria Coop-Ambasciatori, così come alla libreria Mondadori, ovviamente ti siedi solo se vai nella zona bar, birreria, ristorante, poichè i libri, soprattutto riguardo alla prima, costituiscono in realtà un banale paravento per un esercizio in realtà dedito soprattutto alla mescita ed alla somministrazione di generi alimentari), meno che mai posti dove poter leggere anche giornali quotidiani (l'unica libreria che ancora un poco si salva è l'Ibs di piazza dei Martiri), quindi stai in piedi come le bestie o accucciati in qualche angolo alla bell'è meglio, semprechè qualche commessa cretina, carognescamente, non cerchi di scalzarti anche da lì (in piazza Ravegnana, mi è capitato anche questo), aggiungiamoci incultura, maleducazione e lavativismo predominanti in questi soggetti che hanno la sensibilità di venditori di letame, ed il quadro generale diviene più che mai desolante! Il messaggio è forte e chiaro: compra o altrimenti levati dalle balle! Con la loro ottusa mentalità da volgari mercanti, nemmeno immaginano quante volte io abbia deciso di comprare un libro od una rivista, avendoli non solo sfogliati, ma addirittura letti integralmente, passando ore e ore comodamente seduto all'interno di questi locali. Non si capisce perchè si trovi normale acquistare un disco dopo esserselo ascoltato tutto e non si concepisca la stessa cosa riguardo ad un libro. Così come un buon disco può essere riascoltato ripetutamente, alla stessa stregua un bel libro può essere riletto più volte, anche a distanza di tempo, cosa c'è di tanto strano? Ma è così difficile farselo entrare nella zucca? Sembrava che anche le librerie bolognesi seguissero il bell'esempio di quelle estere, ed invece ecco l'involuzione, qui la crisi economica proprio non c'entra, casomai trattasi di cervellini in crisi. Dovrò andare a Milano, per tornare a sedermi comodamente con un libro in mano, all'interno di uno di questi esercizi? Perchè se si pensa anche alle biblioteche comunali, depauperate di personale e con orari di apertura sempre più ridotti, ce n'è d'avanzo per incavolarsi di brutto! Più tasse paghiamo, sempre meno abbiamo! Ovviamente! Non bastasse questa odiosa ed onnipresente sensazione di precarietà che ti avvelena costantemente l'esistenza, logorandoti continuamente, come un tarlo che ti divori infaticabilmente ed incessantemente dall'interno. Il doversi sempre trovare dalla parte sbagliata della barricata, con le tue armi che, quand'anche ci siano, risultano invariabilmente spuntate. L'essere invariabilmente a rimorchio di questo o di quello, quale che sia il contesto. Il venire usato, sfruttato (in genere si sfrutta venendo anche sfruttati, solo che nel mio caso prevale decisamente la seconda condizione). Il girare eternamente a vuoto, dannarsi l'anima per non approdare regolarmente ad alcunchè. La burocrazia che ti opprime, uccidendoti. La propensione a mentire che assurge a livelli patologici. Questa eccessiva dilatazione dell'aspettativa di vita, che produce squilibri a catena, a cominciare da codesta nefasta gerontocrazia che impedisce il rinnovamento del paese, un effettivo ricambio generazionale. No, da un lato una pletora di vecchi incartapecoriti, dall'altra nugoli di giovani bamboccioni, che rivelano sovente una mentalità da anziani. E quelli come il sottoscritto, nella cosiddetta età di mezzo (altro limbo di non-giovani e non-anziani), stretti, stritolati, fra questi due estremi. Mi sovviene di nuovo, il compositore Léos Janàcék, con la sua opera "L'affare Makropoulos", nella quale la protagonista, Emilia Marty, si trova, grazie ad una pozione magica del padre, alchimista alla corte di Federico d'Asburgo, a vivere attraverso i secoli, assumendo varie identità, perdendo ad un certo punto la formula magica e facendone di cotte e di crude pur di recuperarla, salvo, una volta raggiunto il suo scopo, decidere di non servirsene, lasciandosi morire e giungendo così alla conclusione, dopo più di 300 anni di esistenza avventurosa, che vivere troppo a lungo serve soltanto ad incattivirsi ed a procurarsi ulteriori infelicità. Siamo in troppi e per giunta, mal distribuiti, indotti ad ammassarci stupidamente in luoghi dove viene a mancare, per forza di cose, il cosiddetto spazio vitale, ingenerando così abbruttimento, aggressività, dando perciò la stura alla delinquenza, così come alla pazzia vera e propria, al delirio, alla follia collettiva che si spande sotto i nostri occhi, avviluppandoci senza alcuno scampo. Sempre più spesso, anche la città in cui spreco la mia inutile esistenza, mi sembra persino più tetra e cupa del castello di Re Arkel in Allemondia. Tutto si sta palesando nella sua caducità, religione, politica e quant'altro, non c'è verso. Com'è dolorosa e straziante, questa lentissima agonia, cupio dissolvi. Ed è veramente il migliore dei mondi possibili, anche perchè è l'unico possibile e qui sta il guaio, come al solito, alternative non se ne vedono nemmeno col più potente dei telescopi. Resto sempre più convinto che, la terra, l'universo, abbiano qualche vaga possibilità di divenire dei posti un tantinello migliori, qualora la specie umana, finalmente, si estinguesse una volta per tutte. O no? Farò la scoperta dell'acqua calda, di sicuro risulterò ripetitivo, ma il problema è che sono le circostanze, le situazioni, a ripetersi con allarmante regolarità! Aveva proprio ragione Sartre, il vero inferno sono gli altri, in quanto altro da te! Non c'è alcunchè da fare! Avere delle qualità non spendibili in questo mondo, è peggio che non averne affatto! E' una beffa!

mercoledì 20 gennaio 2016

Feierlich und gemessen (solenne e misurato).

Verso la fine del mese scorso, di prima mattina, sostavo in una piazzetta del centro storico, in attesa. Ad un certo punto, dalla finestra di un edificio sita in alto, una mano anonima lancia una fetta di pane che cade sulla piccola piazza. Dopo qualche istante, vi si fionda un gruppetto di piccioni. Uno di questi viene investito in pieno da un'auto di passaggio. Le sue interiora schizzano a pochi passi da dove mi trovavo. La povera bestiola, ancora cosciente, tiene per qualche istante il capo eretto, mentre i suoi compagni di merende volano via terrorizzati, salvo uno che continua a vagare nei paraggi, chiaramente interessato unicamente alla fetta di pane. Pochi attimi dopo, vedo la testa del volatile morente, afflosciarsi al suolo. Successivamente, arrivano quelli della nettezza urbana, a ripulire il tutto. D'accordo, in fondo trattavasi soltanto di uno stupido uccello, ma, da quel giorno, quell'immagine mi è rimasta impressa indelebilmente nella memoria, anch'io mi sono sentito come quel piccione sfortunato, non nego d'invidiarlo, per certi versi, pensando che, almeno per lui, le sue pene terrene, dovrebbero essere finite, o così almeno dovrebbe essere. Quanto vorrei anch'io poter cadere in letargo come gli orsi, risvegliandomi non prima dell'inizio della primavera, lasciandomi automaticamente alle spalle l'ingrata stagione invernale, anzichè arrabattarmi assurdamente, un giorno dietro l'altro, procedendo sempre più stancamente controvoglia, col mio fardello dolente di disillusioni. Secondo Nietzsche, ne "L'Anticristo", l'uomo dovrebbe liberarsi dal giogo delle religioni istituzionalizzate e ritrovare la manifestazione del divino, nel contatto con la natura. Anche secondo il compositore Lèos Janàcek, di origini morave, come dimostrato da diversi suoi lavori teatrali, la natura rappresentava la sola forza che da un senso alla vita, che continua imperturbabile nel suo ciclo eterno di nascita e di morte, in barba alle complicazioni nelle quali gli umani regolarmente si vanno ad impantanare. Io, più che andare a cercarvi assai improbabili manifestazioni divine, parlerei di trascendenza, dimensione che conduce al superamento dei propri limiti intrinseci, delle proprie miserie, attraverso il raggiungimento di un livello di consapevolezza superiore. Ma temo che, purtroppo, avendo noi omuncoli, per biechi scopi, irrimediabilmente corrotto la natura, anzi continuando a farlo tuttora pervicacemente, minandone i suoi peculiari meccanismi alla base, sia divenuto impossibile cercare il trascendente in quell'ambito, l'unica strada percorribile resterebbe forse quella dell'arte e della cultura, "poichè fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza", però anche in quel caso la vedo nera, troppe le insidie, troppi i segnali preoccupanti di un irreversibile degrado. Certamente, questa dimensione superiore, è inutilmente vacuo ambirvi, trovandoci prevalentemente e fatalmente siti in quelle orride foreste pietrificate costituite dai cosiddetti centri abitati, grandi o piccoli non importa, veri luoghi di totale alienazione collettiva, così voluti dal potere vigente, autentici e terrificanti mattatoi dell'anima, dormitori dello spirito, sempre più, in realtà, disabitati, vissuti, rivelandosi la negazione di qualsivoglia parvenza, anche larvata, di relazione umana, in un'atmosfera generale di uno squallore straziante ed infinito (e per tutto questo, stupidamente, siamo pure disposti a pagare fior di tasse e di gabelle, pur di rimanervi avvinghiati!). Mi viene sempre da sorridere, quando vedo contrapporre l' "avanzata" civiltà occidentale, alla ferocia primitiva dell'integralismo islamico: sono, in realtà, due facce della stessa medaglia, speculari, complementari l'una all'altra, proiezione l'una dell'altra, come, per esempio, il cattolicesimo cristiano ed il satanismo, ovvero l'eterna storia di Faust e Mefistofele. La costante è rappresentata da un'unica barbarie di fondo. Forse la differenza sta nel fatto che quella dell'occidente è prevalentemente psicologica (infatti alcuno ti torce un capello, apparentemente, venendo piuttosto progressivamente isolato, emarginato, escluso, cancellato dal contesto ufficiale, in maniera subdola, non dichiarata, vigliaccamente ipocrita, sei condannato sadicamente ad una lentissima, estenuante, deflagrante agonia), mentre quella degli integralisti islamici è, al contrario, prevalentemente fisica, verrebbe persino da pensare, in un certo senso, paradossalmente più onesta, poichè la componente fisica la rende più esplicitamente dichiarata ovvero più individuabile all'opinione pubblica, mentre quella occidentale è invisibile, sfuggente, inclassificabile, strisciante, onnipresente, però esiste indubitabilmente ed è altrettanto, se non addirittura, persino più devastante. Questo occidente così civilizzato, generoso nel creare bisogni artificiali ed altrettanto bravo a dispensare miseria e disuguaglianze sociali! Anche la parola "comunicare", con la quale ci si riempie scioccamente la bocca, è divenuta in realtà, il sinonimo del suo contrario. A cosa mi serve avere il telefono e/o il cellulare? Solo per essere tediati da imbonitori e seccatori, o per ricevere messaggi pubblicitari? La casella di posta elettronica? Soltanto per essere quotidianamente sommersi da una valanga di spam e scempiaggini assortite? E la posta normale, serve solo a ricevere pubblicità condominiale e non, in aggiunta a tasse e bollette da pagare, quando va bene? I cosiddetti social-network su internet, a cosa si riducono, se non, nella migliore delle ipotesi, a vacui trastulli, volendo usare un gentilissimo e pietosissimo eufemismo? E' questo che vogliamo contrapporre alla barbarie islamica? Ma fatemi il piacere!

venerdì 8 gennaio 2016

Kraeftig bewegt (pesante, mosso).

Un paio di concetti costituiscono un autentico tabù per la società odierna, come ho letto anche di recente: il suicidio e la tristezza, entrambi ovviamente legati fra loro (anche se non è detto che la seconda preluda necessariamente al primo, naturalmente), ambedue cartina di tornasole delle pecche di questo sistema fallimentare, che li nega, o tenta di farlo, nella pia illusione di poter controllare tutto e tutti, censurando e criminalizzando il primo e trasformando la seconda in una patologia, ovvero la depressione, da curare (malamente) a suon di farmaci inutili e dannosi (e che ingrassano le multinazionali farmaceutiche), con il solo scopo di anestetizzare, instupidendolo, il paziente, al fine di renderlo meno socialmente pericoloso, in maniera che non crei alcuna reale turbativa all'ordine imperante. Ordine imperante caratterizzato da una spasmodica esigenza di categorizzare, incasellare, qualunque cosa possa anche lontanamente sfuggire al suo (presunto) controllo, in una (in)civiltà che procede pedestremente, pervicacemente a compartimenti stagni. Come disse il filosofo Max Weber, credo ai primi del secolo testè trascorso, se in tempi remoti (forse?) si moriva sazi della vita, con l'avvento dell'industrializzazione e relativa modernizzazione, in conseguenza del senso di alienazione, frustrazione, estraneità e solitudine che ne scaturisce, si arriva a defungere stanchi della vita, ed oggi più che mai in questa società cosiddetta post-industriale, post-atomica, post-capitalistica (ma la vita è tutto un post?) e post-quel-che-pare-ad-ognuno. I risultati, ovviamente catastrofici, li abbiamo perennemente sotto gli occhi, ma preferiamo far finta di nulla, la verità fa male, si sa. Ogni tanto sento o leggo da qualche parte, una domanda ingenuamente ipocrita, che periodicamente fa capolino nei nostri vaniloqui, ovvero come abbia fatto il nostro paese, dal passato immensamente glorioso, a ridursi a quella landa squallidamente desolata che attualmente è. Banalmente osservo, in questo caso, che il paese siamo noi, dovremmo innanzitutto chiederci perchè ci siamo volutamente ridotti (noi, ribadisco, noi, in quanto persone) a questi livelli subumani, senza dare la colpa ad "altro", scaricandoci così la nostra coscienza sporca, ma, al contrario, reagendo di conseguenza per riscattarci finalmente dalla nostra miseria morale più ancora che materiale, purtroppo però siamo troppo vigliacchi e codini per essere capaci di farlo, il nostro codice genetico è costituito dall'essere sudditi, pecore. Reattività, questa sconosciuta! Mi chiedo se quello scrittore francese, del quale ignoro il nome, che si sarebbe suicidato tempo addietro, poichè deluso dalla civiltà occidentale nella quale fermamente credeva, ma se fosse vissuto qui in Italia, cosa avrebbe fatto, allora? Si sarebbe arso vivo? Se Gogol e Dostoievski si fossero trovati dalle nostre parti, cosa avrebbero scritto? "Le anime zombie"? "Da una casa di morti viventi"?

giovedì 7 gennaio 2016

Langsam schleppend (lento trascinante).

Quando termina un anno, non vorrei mai che ne iniziasse uno nuovo, ma è chiaramente assurdo pretendere ciò. Anno bisesto, anno funesto? Di sicuro più difficile del precedente, per bene che vada con delle entrate mensili sempre più risicate, salvo ulteriori brutte sorprese. Quel che mi vedo intorno è sempre più deprimente, ma non ci si può proprio aspettare altro. Ogni anno perdo pezzi, ed anche nel corso di questo arriverò senz'altro a perderne altri, anzi, è incredibile il solo fatto che me ne siano rimasti ancora da perdere, di questo passo non tarderà ad arrivare il giorno in cui tutto questo cesserà per forza, non avendo veramente più altro da perdere. Più auspico una vita sempre più ricca, almeno interiormente, più vedo la mia esistenza impoverirsi progressivamente ed inesorabilmente, più vorrei uscire da una determinata situazione e più mi ci ritrovo impantanato, non esistendo mai alternative, se non il baratro. E' tutto così banalmente senza alcun senso, cose e persone sembrano proprio volerti continuamente spingere al suicidio, in fondo alla galleria non intravvedendo il benchè minimo spiraglio di luce, ma come potrebbe mai essere altrimenti? Non faccio altro che domandarmi inutilmente se sia sensato dannarsi l'anima, per proseguire un'esistenza priva della benchè minima gratificazione umana, non parliamo poi professionale, di un insulso grigiore infinito. L'essere stato definito da più persone, ricco nell'animo, appare sempre di più come un'ulteriore beffa del destino, in ogni caso, anche questa presunta ricchezza è destinata inevitabilmente ad inaridirsi, a disseccarsi. Non so che farmene di ipotetiche ricompense in un altrettanto ipotetico aldilà, anche e soprattutto perchè il tutto mi suona sinistramente come un invito alla sudditanza, alla rassegnazione, un orrido anestetico affinchè non si dia fastidio all'immorale potere vigente, mettendosi troppi grilli nella testa! Il paradiso qui e ora o mai più, altro che comportarsi da pecora, come questa società esige, cosa che purtroppo facciamo, assecondando vigliaccamente i voleri dei nostri carnefici, come se fossimo vittime di chissà quale sortilegio malvagio, che in realtà proviene proprio da noi stessi. E' veramente troppo lunga e straziante per i miei gusti, l'inutilissima esistenza che maldestramente conduco, questo continuo precipitare nel nulla più assoluto, in questo istante il mio animo è funestato da oscuri presentimenti, nei giorni che verranno spero di riuscire a comprendere meglio quel che mi attende dietro l'angolo, certo è che questa attesa si fa sempre più snervante e logorante, non so proprio se almeno mi riuscirà di superare l'inverno, non sono più giovane, troppi disincanti ed altrettante disillusioni avendo maturato nel frattempo, le mie prerogative migliori (ovvero quelle che, forse illusoriamente, riterrei tali) non essendo comunque spendibili in questo mondo, questa spossatezza che mai mi abbandona unita alla desolante consapevolezza che alcunchè volgerà al meglio, tutto questo forma un fardello troppo pesante da portare, sto crollando miserabilmente, ho timore dell'indomani. Non arrivo più nemmeno a tentare d'ironizzarci un pochino sopra, come ho fatto in altri frangenti. Altro che paradiso, un autentico inferno! Il fatto di ravvisare parecchia gente con volti dalle espressioni cupe, seriose, quando passeggio per strada, non mi consola affatto, anzi, è un'ennesima conferma della situazione di degrado in cui siamo precipitati, senza alcuna speranza di riscatto...